Ospedale di Bula

Quando siamo arrivati nella giungla abbiamo trovato un vecchio e fatiscente dispensario per la maternità: c’era qualche infermiere ma mancavano il medico e le medicine.
Serviva solo per le cure di pronto soccorso più primitive. Per avere una vera e propria assistenza bisognava spostarsi a piedi per 25 chilometri.
Allora abbiamo deciso di costruire un edifico vero e proprio: abbiamo parlato con la popolazione, il capo villaggio e mamma Sekula che ci ha subito regalato il terreno dove fare la costruzione.
Abbiamo cercato le attrezzature necessarie, la popolazione stessa ha costruito i mattoni di argilla, portato i sassi per le fondamenta, la sabbia, ha tagliato la legna per le travi, si è organizzata per andare in città a prendere tutte le attrezzature e i materiali come le piastrelle, etc. Abbiamo fatto arrivare le strutture di base quali letti, macchinari, medicine. Abbiamo cercato il personale: le suore erano già presenti come infermiere, il medico Dottor. Pascal è venuto dalla capitale, oggi sostituito dal Dott. Guy Matomina.

Le infermiere sono state formate nelle scuole a Boma. Tutti vivono residenti intorno all’Ospedale.

Abbiamo sviluppato in modo particolare il reparto maternità, quello di chirurgia e il laboratorio per le analisi. Le donne dei villaggi vengono volentieri al reparto di maternità dove si hanno oltre una ventina di parti al mese.

L’ospedale ha un generatore e un impianto fotovoltaico che garantiscono la corrente elettrica. I 60 posti letto sono dotati di materassi di materiale sintetico per questioni di igiene e di clima, sono coperti ciascuno con lenzuola di cotone, nei bagni di ogni reparto vi è tutto ciò che è necessario.

Tutta la biancheria viene lavata a mano da una coppia, signori Bueja.

I sessanta posti letto bastano per la popolazione. Abbiamo costruito un pozzo per l’acqua: fatto scavare sino a quindici metri di profondità, costruito nel fondo isolandolo con il cemento, coperto con ghiaia per filtrare, il tutto per depurare l’acqua e renderla potabile. Il pozzo porta ora l’acqua sino ad un serbatoio dentro l’Ospedale con una pompa elettrica che carica l’acqua (5m. cubi) e la distribuisce per tutto l’edifico. Ogni reparto ha quindi acqua potabile che si può bere, adatta anche per lavarsi e per lavare le attrezzature.

Il personale, in tutto undici persone, ha un guadagno medio di 30 CHF mensili. Il medico di 150 CHF. Siamo riusciti a creare questo sistema di autogestione: gli assistiti pagano una piccola cifra per le prestazioni, chi non può permetterselo viene comunque curato. La popolazione stessa comprende che l’Ospedale non può essere gratuito e che la sua attività è anche sotto la loro responsabilità; questo la popolazione lo ha ben capito. È meglio del dispensario dello Stato. Il ricavato riesce in parte a coprire gli stipendi. Tutto il resto viene sostenuto dalla Fondazione Uriele.

Ospedale di Dizi

Questo ospedale è stato costruito dalle suore francescane negli anni settanta, l’abbiamo trovato in condizioni precarie da tutti i punti di vista e in questi anni stiamo provvedendo a risanarlo soprattutto da un punto di vista idrico-elettrico ma anche di attrezzature sanitarie e logistiche. Qui lavora il Dott. Damase con l’aiuto di tre suore e altro personale infermieristico.

Ospedale di Kinshasa

Grazie a una generosa donazione ricevuta da una cara amica (mamma) di Don Dario, affezionata alla Fondazione Uriele, abbiamo potuto costruire un villaggio sanitario che copre i bisogni di una popolazione di circa 30’000 abitanti in una zona periferica di Kinshasa. Qui stiamo ottimizzando e costruendo altre strutture a seconda delle necessità che mano a mano si presentano.

Anche qui usufruiamo di pannelli fotovoltaici, di attrezzature mediche di alto livello, di un’organizzazione veramente efficace e preparata, costituita da 3 suore di cui una medico chirurgo e da 10 persone addette a servizi infermieristici e di laboratorio. Abbiamo anche a disposizione camere private, alloggi infermieristici e un convento per le suore. Potremo a breve contare su medici europei che verranno nei nostri ospedali a donare una formazione continua.


Gli ospedali della Fondazione Uriele